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Immagine dal film Il Gladiatore (2000) di Ridley Scott

Fra le molte, moltissime scene memorabili de Il gladiatore, ce n’è una a cui sono affezionato in modo particolare. Marco Aurelio (Richard Harris) e il generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) stanno conversando nella tenda dell’imperatore romano, dopo la vittoria contro i barbari germanici all’inizio del film. Il generale afferma che i suoi uomini hanno combattuto e sono morti per il proprio sovrano, Marco Aurelio appunto. E per Roma.
Subito, l’anziano imperatore lo incalza, domandandogli:

– E che cos’è Roma, Massimo?

L’altro inspira a fondo, solleva lo sguardo e lo allontana, di tre quarti, come a raccogliere i propri pensieri e trovare dentro di sé il tono in cui vorrebbe esprimerli. Poi risponde:

– Ho visto gran parte del resto del mondo. E’ brutale, crudele, oscuro.
Roma è la luce.

***

Ecco.
Io non posso dire di aver visto gran parte del resto del mondo, ma condivido al 100% la conclusione. Poiché Roma l’ho pure vissuta e ammirata con i miei occhi, a differenza di Massimo a quel punto del film. 🙂
Tuttavia, se ponessero a me la stessa domanda, la mia risposta suonerebbe più intimista.
Se mi domandassero:

– E che cos’è Roma, Da’? (che il mio nome ha solo cinque lettere, ma per i romani è già troppo lungo. 😉 ).

Casa, risponderei.
Per me Roma è casa.

***

Spesso, invece di “cos’è” mi è stato domandato “da dove”. Cioè da dove spunti fuori la mia passione per la Città Eterna. Poiché appare strano, ai più, che qualcuno:

– di svariate regioni e centinaia di chilometri più a nord;
– con radici familiari che affondano per generazioni, salde e robuste, nelle terre ondulate fra Langhe e Roero;
– senza alcuna parvenza di parentela, fosse pure alla lontana, con una città e le sue genti, così peculiari e distanti;

possa amare un luogo tanto da chiamarlo casa, nonostante non ci sia nato né vi abbia mai vissuto, se non per brevi periodi come turista.

In parte l’ho già spiegato qui: prima ancora che un luogo fisico, Roma è uno stato d’animo.
Detto ciò, molti pensano che c’entri soprattutto la mia fede sportiva. Ma non è così. Quello è un aspetto importante, ma non certo l’unico. C’è molto di più.
Ed è iniziato molto prima. Prima ancora di me, oserei dire. E’ una lunga storia.

E credo sia arrivato il momento di raccontarla, una volta per tutte. La storia di questo legame. Di questo sentimento inarrestabile¹.
Ci vorrà qualche post, e non è detto che siano tutti consecutivi; ma cercherò di non perderne il filo.

Stay tuned!


¹ Per il titolo di questo post mi sono ispirato a un coro dei tifosi dell’Albiceleste, “Argentina es un sentimiento, no puedo parar“, ovvero “L’Argentina è un sentimento, non riesco a smettere”.


Riveduto e aggiornato il 21/04/2021