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L’interno del Colosseo con vista prospiciente il piano dell’arena o, in altre parole, l’ovale più famoso del mondo © Dario Angelo, Roma, 15 giugno 2021

Caro Dave,

mi sono preso un breve periodo di pausa dal mio racconto, ma non sono rimasto con le mani in mano. Ho viaggiato un po’ fra Milano e Roma,

ad ammirare mostre di grandi artisti1, presenziare a eventi giornalistici2, assistere a partite della Roma3 – tutte vinte, peraltro, daje! – e fare visita a romani de Roma.

Fra tutto ciò ho pure lavorato, che le bollette mica si pagano da sole. Mi son dato da fare, insomma. E ora rieccomi a te, per riprendere da dove ci eravamo lasciati. Procediamo.

Il soggiorno romano che era prossimo a concludersi, l’ultima volta in cui ti ho scritto, è stato il mio quarantacinquesimo, contando anche il quarantatreesimo che (come già ricordato) all’atto pratico non si concretizzò, ma vallo a dire al mio portafoglio. Nel frattempo si è svolto anche il quarantaseiesimo e dunque, a oggi, ne annovero tanti quanti i presidenti del tuo paese natìo. Ma non ho intenzione di fermarmi troppo a lungo e ancor meno di aspettare novembre, ah ah.

Ormai tutti sanno che il primo di essi accadde trent’anni fa: la media risultante è di un viaggio e mezzo l’anno. Nel nostro caso, però, è una media sulla falsariga del famoso mezzo pollo a testa, perché vi furono anni in cui la mia frequentazione risultò più assidua e altri in cui non andai nemmeno vicino a prenotare una stonza o ad acquistare un biglietto del treno.

Arrivati allo scorso dicembre erano ormai trenta lunghissimi mesi che non posavo piede sul sacro suolo. L’ultima volta c’ero stato insieme a Lei. Da lì in poi alcune cose sono cambiate, altre invece non cambieranno mai, come ci insegna Matrix Reloaded. A dicembre, finalmente, un graditissimo ritorno, allietato da qualche bella novità di cui non mancherò di raccontarti. Ci arriviamo.
Quello è stato, appunto, il mio quarantaquattresimo soggiorno, e prima di partire non avevo detto praticamente nulla a nessuno. A te non ho detto nulla nemmeno dopo, a dire il vero: facevo il vago, ti scrivevo cose risalenti a due mesi prima. Tacevo, non svelavo, per una sorta di timore scaramantico che qualcosa potesse arrivare a scombinare di nuovo i miei piani. E così, sono passato dal mancare da Roma da due anni e mezzo a esserci tornato tre volte in altrettanti mesi. Non si può dire che io ami le mezze misure, ma senza dubbio un ruolo non secondario in tutto ciò lo gioca il fatto di poter lavorare in smart working; mi sono sufficienti un computer portatile, una linea Wi-Fi non troppo scrausa ed ecco che posso essere operativo da qualunque luogo mi garbi.

Trent’anni fa una cosa del genere sarebbe stata impensabile, ma mezzi, movente e opportunità di vedere giocare dal vivo la Roma, prima o poi, nel suo stadio di casa – un desiderio che coltivavo da tempo – trovarono concretezza in virtù di una serie di (s)fortunati eventi. In merito ai quali è opportuno introdurre due nuovi personaggi delle mie memorie; anche se sono quasi certo di averti parlato un po’ di entrambi, per motivi diversi, molti anni fa, ai tempi in cui ci eravamo appena conosciuti.
É giunto il momento di raccontare dei miei rapporti di allora con un uomo chiamato il Demone Biondo – non certo in senso amichevole – e con una graziosa fanciulla di nome Anna.

(segue)


CREDITS, NOMI, NOTE E RIFERIMENTI:

1 El Greco e Francisco Goya, entrambe al Palazzo Reale di Milano.

2 Talk de Il Post al teatro Ponchielli di Cremona.

3 Roma-Feyenoord, Roma-Torino e Monza-Roma, un filotto davvero niente male.

“Alcune cose sono cambiate, ecc.” è una parafrasi, la citazione corretta è “Nella vita alcune cose cambiano, altre invece non cambieranno mai”, peraltro uno dei pochissimi dettagli che io ricordi di quel film. Non voglio affermare che non ve ne fossero altri degni di nota, ma solo che non me li ricordo. Oh, beh, pazienza.

“Il paese natio” di Dave sono gli USA, dove il prossimo novembre si svolgeranno le consultazioni stato per stato dalle quali verrà eletto il 47° presidente (si spera con meno trambusto e medesimo sconfitto di quattro anni prima).

Roma (associazione sportiva), daje sempre.

Lo smart working, ormai sdoganato a vari livelli, è la dimostrazione che non tutto il male viene per nuocere, nemmeno una pandemia su scala globale.

“Stonza” non è un errore di battitura ma un omaggio all’ispettore Clouseau di Peter Sellers (sia pure nella versione con doppiaggio italiano).