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Sebino Nela e Aldo Serena (immagine tratta da qui)

(Riassunto delle puntate precedenti: Bill puntualizza di essere cuneese, indi afferma che Torino gli vada a genio soprattutto p’annà ao stadio).

La stagione era il 1986-87, l’ultima di Platini da loro e di Eriksson da noi, e gli anni ’80 che ci avevano visto duellare testa a testa con quegli antipatici altezzosi stavano ormai finendo.

Lo scontro diretto di ritorno (dopo che si era vinto 3-0 all’andata e rievocato il grato ricordo di quello splendido 16 marzo della stagione precedente) fu un esempio concreto di tale declino: la Juve scendeva in campo un po’ rimaneggiata e non appariva irresistibile, ma la Roma, dal canto suo, nonostante la formazione fosse quasi la stessa, sembrava solo parente di quella che un anno prima aveva compiuto una fantastica rimonta per poi buttare tutto alle ortiche sul più bello. Ma non rivanghiamo. Del resto, le annate fiacche dopo stagioni entusiasmanti non coronate dal successo fanno parte della nostra storia.

Io ero arrivato lì insieme ad amici juventini con il pullman della Juve e vidi la partita dalla curva opposta alla Maratona (ovviamente “loro” non la chiamano così, ma anche ‘sti cazzi), dunque in mezzo al nemico, pure abbastanza in alto, in piccionaia. Imparai da subito a mimetizzarmi con discrezione fra i tifosi avversari, abilità che mi sarebbe tornata utile in più di un’occasione.
Non abituato alla prospettiva e alla distanza dal campo, facevo fatica a seguire il gioco e ne ricavavo un’impressione piuttosto confusa. Le sole cose che annotai con chiarezza furono l’impegno di Boniek, che sfangava per ogni dove predicando nel deserto delle intenzioni dei suoi pure illustri compagni (fra cui Brunetto, Ancelotti e Giannini, per dire), un paio di discese di Buso (too ricordi Buso? Lo so, è una question da capelli bianchi e pipa in bocca, macheccevolemofà, so antico) e ovviamente i due lanci perfetti con cui Platini imbeccò un attaccante per tempo e risolse la partita.

Nei primi minuti fu Serena a capitalizzare l’invito nel migliore dei modi, nel secondo tempo toccò a un altro che finora avevo sempre ricordato fosse stato Mauro, e invece no, fu Briaschi, subentrato proprio a Serena. Il che, devo dire, mi rincuora. Non per essermi reso conto ancora una volta di quanto la mia memoria possa essere fallace, ma proprio perché non fu Mauro colui che vidi segnarci dal vivo il 2-0 nella mia prima volta allo stadio. All’epoca non faceva differenza, Mauro era un avversario come un altro e pure abbastanza buono, ex Udinese, insomma non era uno con cui ce l’avessi particolarmente. Ma da quando qualcuno ha commesso l’errore di mettergli in mano un microfono mi è diventato uno sfrangiamaroni insopportabile, dunque goal di Briaschi e palla al centro.

Grazie alle informazioni conservate sul web – una volta avrei messo mano alla mia collezione di almanacchi Panini ma ora come ora non saprei dove siano finiti, detto che comunque di fronte a un PC praticamente ci vivo – ho scoperto che in quella partita a un certo punto entrò pure Pioli, pensa te, chi l’avrebbe mai detto. Lo scopro oggi, quarant’anni dopo, tanto dev’essere stato decisivo.
E sì, nel caso te lo stessi chiedendo, Pioli è un altro di quelli che mi stanno sul gozzo, chissà per quale motivo, ve’?
Non a livello di Mauro, perché in fin dei conti Pioli ancora se la suda a bordo campo e non se ne sta bello tirato a lucido in uno studio tv, a inventarsi cazzate pur di sembrare il più sveglio della cucciolata (senza riuscirsi granché, peraltro). Ciononostante, Pioli è comunque uno che mi garba poco.

(segue)


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Carlo Ancelotti | Giuseppe Giannini | La seconda squadra di Torino | Michel Platini | Roma (associazione sportiva, daje sempre) | Sor Brunetto | Zibì Boniek

e poi

Massimo Briaschi, ex calciatore, sapeva rendersi utile senza farsi notare troppo.

Renato Buso, ex calciatore, aspetto da eterno ragazzo.

Campionato di Serie A 1985-86. Coitus interruptus.

Campionato di Serie A 1986-87. Dai nostri ci si aspettava di meglio.

Sven Göran Eriksson, allenatore svedese nel solco di Liddas (see, capirai!), sfiorò uno scudetto con la Roma per poi vincerne uno con quell’altri, i periferici. Pertanto, non sono sicuro di dedicargli prima o poi una scheda informale su Vladipedia. Quella non informale di Wikipedia potrebbe bastare, diciamo.

Essere o sembrare il più sveglio (o il meno sveglio) della cucciolata è un’espressione che ricorre nelle opere di Zerocalcare, sempre ave.

Curva Maratona, cuore del tifo granata. Respect.

Massimo Mauro, ex calciatore e tanto sarebbe bastato. E invece.

Sebino Nela, pezzo de core.

Almanacco Panini, bibbia del calcio.

Stefano Pioli, ex calciatore, allenatore apprezzato da ciascuno dei molti club in cui ha lavorato, mostrando cose buone e a tratti ottime ma senza mai strafare né rubare l’occhio, a parte col Milan con cui ha vinto il suo primo scudetto da tecnico. Un po’ meno apprezzato dai tifosi avversari, per certi atteggiamenti da primo della classe che non accetta critiche e trova sempre il modo di lamentarsi anche quando le cose gli vanno fin troppo bene. Stacce.

Roma-Juventus 3-0 del 16 marzo 1986. Graziani, Pruzzo, Cerezo. La coreografia che, per la prima volta in Italia, coinvolgeva tutto lo stadio. Pruzzo che dopo aver segnato il 2-0 si tolse la maglia e corse sotto la curva. Il primo tre a zero alla Juve non si scorda mai.

Aldo Serena, ex calciatore. Ha disputato i derby di Torino e Milano indossando a turno le maglie di tutte le squadre coinvolte, sempre con il sorriso sulle labbra e il goal nella testa e nei piedi. Professionista vero.