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Interno del Flann O’Brien di Roma (immagine tratta da TripAdvisor)
Il post che segue è di fatto un crossover che coinvolge (quasi) tutti i miei blog, e costituisce un ottimo esempio di cosa significhi porre tutti i miei interessi, ricordi e sfaccettature “sotto un unico cielo”.
E’ un post che nasce su Hazen Mavi perché è così che l’avevo immaginato e scritto, otto anni fa, attingendo ad appunti a loro volta risalenti da 3 a 10 anni prima: come una lettera dal mio alter ego Bill al suo amico Dave.
Ed è così che ho voluto lasciare il testo, pur con le opportune revisioni.
Anzi, a dirla tutta, è così che in quell’occasione avevo scritto l’intero susseguirsi di analisi e riflessioni sul perché scrivo, che ho riproposto a puntate su Nove fiori gialli a partire da qui, e del quale Filosofia mutante rappresenta la conclusione. Quanto meno dell’indagine – per così dire – letteraria.
Al tempo stesso è ovvio che questo post sia un “fiore giallo” a tutti gli effetti, e poiché contiene non solo citazioni e commenti di letture ma anche la recensione di un saggio, è giusto collocarlo in U.B.EI . E non è finita. Come già in alcune delle mie precedenti storie immaginarie, vi si parla di luoghi reali e ben precisi di Roma, i miei luoghi, e dunque non posso certo trascurare un reblog anche su Nessuna cosa al mondo.
Ci fosse stata di mezzo una tigre, o anche solo un gattino, l’avrei potuto mettere pure su BlackS’n’Orange, ma non si può sempre avere tutto 🙂
Ecco il motivo, dunque, per cui ho replicato il link che segue, insieme a questo cappello introduttivo, sugli altri miei spazi virtuali, cambiando ogni volta titolo e foto per attenuare le ridondanze e adattare l’immagine al contesto specifico.
E quindi, da qualunque parte arriviate a cliccarci sopra… buona lettura!
Filosofia mutante