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(Riassunto delle puntate precedenti: tutto sommato si rideva spesso, dai. Fino a che un giorno la mia guardia ebbe termine).
Io e la mi madre sofferente ma tutto sommato serena (finché ce stavo io) non guardavamo solo le partite della Roma, ma pure quelle di coppa delle altre squadre. Tipo l’Atalanta. E lo so che Gasperini, peraltro mio conterraneo, è simpatico quanto un gatto a nove code, e che ai tifosi bergamaschi quel tanko glielo si infilerebbe volentieri su per il sudovest; ma la Dea ha espresso negli anni un calcio piacevole a vedersi e assistere alle sue partite europee era bello.
Mi ricordava quand’ero molto più giovane, e l’Atalanta di Mondonico e Strömberg, che era retrocessa in serie B ma poté disputare la Coppa delle Coppe 1987-88 – in quanto finalista perdente di Coppa Italia, contro il Napoli di Diego che vinse sì la coppa ma, avendo già vinto anche il campionato, il suo primo, si era garantito l’accesso alla Coppa dei Campioni –, quell’Atalanta lì, dicevo, arrivò a giocarsi le semifinali contro il Malines.
Guardando l’Atalanta, una sera, mia madre mi fece capire a gesti e ammiccamenti che riscontrava una certa somiglianza fra me e Petagna.
Io la fissai incredulo, cercando di capire se stesse scherzando o cosa. Lei rideva da farsela sotto.
Ci furono altre partite dell’Atalanta, altri passaggi in video di Petagna; e lei a vederlo era sempre lì che mi tirava la mano perché la guardassi, io mi giravo verso di lei e lei ogni volta rideva come una scema.
A ma’, mi veniva da dirle, fa mpo vedè ste medicine che prendi, non so cosa ci sia dentro ma me sembra roba bona davero.
A una certa, scoprii con mia grande sorpresa che alla mi madre non dispiaceva nemmeno The Walking Dead. La volta che Rick uscì di scena alla grandissima – Rick Grimes, intendo, no Karsdorp – facendosi saltare in aria su un ponte per fermare un’orda di zombie che stava per attraversare, lei la vide insieme a me ed era tutta un “ooohh”. Ma ogni tanto rideva anche lì, pure gli zombie la facevano ride. Ste medicine erano na vera bomba, me sa.
Oppure – me viè ‘nmente adesso pensando che era il 2018 – sta a vedè che no zombie lento e caracollante le ricordava Nzonzi. Te credo che rideva.
Insomma, furono anni complicati e non privi di frustrazioni e momenti di tensione e di risse familiari sfiorate (se io e il mio vecchio alle volte non ci siamo menati è perché, evidentemente, dal mio dio canadese ho appreso molte cose ma non la sua proverbiale tendenza alle scazzottate).
Ma ci furono anche bellezza, sentimento, rapporti ritrovati, facce buffe, risate. Sono ciò che preferisco ricordare. Le serate mano nella mano, sul terrazzo; davanti, un po’ sotto di noi, il giardino e i cani; sopra di noi, il cielo.
E i pomeriggi e le sere in casa mia; di fronte a noi la TV accesa, sullo schermo (il più delle volte) la Roma.
Mia madre è sopravvissuta al malore – che rischiò di stroncarla quando aveva poco più di 70 anni – per cinque anni, tre mesi e sei giorni. Tanto è durata anche la mia guardia. Ma mi resta il rammarico di non aver potuto fare abbastanza perché durasse di più.
Quando ho smesso il Nero avevo ancora energie e per un po’ sono andato avanti di slancio, come per inerzia. Del resto, a quel punto avevo anche Lei accanto a me: proseguire la mia vita con maggiore serenità, ritrovare al contempo un contesto sociale e lavorativo consono, parevano essere cosa alla portata, quasi uno sviluppo naturale. Invece, finì che mi spezzai di nuovo e caddi, nuovamente, nell’Abisso. Ma non più tanto in profondità, a dire il vero.
Ci volle comunque del tempo per riemergere in piena luce, e dopo di allora mi sono spezzato e sono caduto altre volte. Ma ogni volta la mia discesa si arrestava un po’ meno in basso, riuscivo comunque a condurre un’esistenza che all’esterno poteva parere quasi normale. Avevo, forse, alla buonora, imparato a coesistere con il mio lato oscuro, di modo che non avesse così tanto peso nel determinare fortune e salute del sottoscritto?
Chi lo sa. Per ora si direbbe di sì. Ma è meglio che io non abbassi la guardia. Mai. Nemmeno per un giorno o due. Anche quando mi rilasso, o mi diverto, i miei darklings sono lì, appena sotto la superficie; che mi sussurrano all’orecchio di godermi ogni istante di vita e di benessere fino in fondo, perché ogni istante successivo potrebbe all’improvviso virare in tempesta. Dunque, è opportuno tenersi pronti ad assecondare la strambata; perché non si può comandare il vento, ma si possono regolare le vele. E godersi appieno ogni cosa, grande o piccola, ogni momento davvero buono, dal più tenue soffio al più maestoso rifulgere di bellezza, come se non ci fosse un domani.
Piccoli mostriciattoli dispettosi, spietati ma in fondo saggi, i miei darklings.
Come ti scrissi poco tempo fa, alla fine io e loro, se non proprio amici, siamo quanto meno divenuti alleati.
É tutto (at the moment).
A presto,
Bill
CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:
A.S.Roma Darklings Il mio dio canadese
e poi
Atalanta Bergamasca Calcio, che gliel’hanno dovuto scrivere nel nome societario di dove sia, perché sennò diventava difficile coglierlo. Capita, quando scegli di intitolare una squadra a un’eroina della mitologia greca (da cui il soprannome Dea). Pensa se invece erano le Olimpiadi.
Coppa Italia 1986-87, non un grande anno per la Maggica.
Diego Armando Maradona, simplemente El Diez.
Gian Piero Gasperini, allenatore piemontese, di Grugliasco. Un gran simpaticone.
La guardia e il Nero sono espressioni dei Guardiani della Notte ne Il Trono di Spade.
Rick Grimes, protagonista di The Walking Dead (v. voce più avanti), interpretato sullo schermo da Andrew Lincoln.
Il tanko dei tifosi bergamaschi in un filmato d’annata, che se non altro si procurarono un carrarmato vero, non come quegli altri fenomeni là.
Rick Karsdorp, terzino destro olandese, gioca da una vita nella Roma e c’è chi dice che non abbia ancora imparato a crossare. Cosa che i tabellini smentiscono.
Malines/Mechelen, squadra di calcio belga.
Emiliano Mondonico, indimenticato allenatore, fra le altre, di Atalanta e Torino. Alzala ancora, Mondo!
Steven Nzonzi, calciatore francese, fece parte della nazionale che conquistò il mondiale 2018, pur giocando pochissimo. A vederlo in campo con la maglia della Roma, di lì a qualche mese, a molti venne il sospetto che Deschamps se lo fosse portato in Russia come mascotte, sennò non si spiega.
Semifinali di Coppa delle Coppe 1987-88, per poco non ci scappò una storica finale.
S.S.C.Napoli 1986-87, oi mammà!
Andrea Petagna, calciatore, ex dell’Atalanta. Non mi somiglia per niente.
Glenn Peter Strömberg, ex calciatore svedese, bandiera atalantina di un calcio che fu.
The Walking Dead, celeberrima serie TV tratta dall’omonimo fumetto. A un certo punto vi compare anche Negan interpretato da un grandissimo Jeffrey Dean Morgan; ma non ricordatelo a Dave, potrebbe rispondervi a male parole.
Pingback: Orsù, ridiamo | Julian Vlad
Caterina Milanesio ha detto:
Mai abbassare la guardia! Ma io ho motivo di credere che la tempesta più pericolosa sia passata. Forse ci saranno ancora temporali, o pioggerelle, ma potrai tenerli sotto controllo. Ora hai capito come tenerli a bada! Mi fanno anche molta tenerezza questi momenti di affettuosa condivisione con tua madre. Insieme a quelli dell’infanzia, come nella fotografia, rimarranno per sempre i tuoi ricordi più teneri e belli. Le mamme a volte sbagliano, perché sono umane, spesso esagerano con il troppo amore e l’eccessivo senso di protezione, che possono diventare pesanti da sopportare, ma sono sempre le uniche mamme che abbiamo e il nostro legame con loro resta indelebile nel tempo.
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Dario Angelo ha detto:
Buongiorno Caterina carissima, per fortuna il tempo aiuta a lasciarsi alle spalle le scorie del passato e dei momenti difficili, che pure ci sono stati, restituendoci i ricordi più belli e confortanti. Sull’unicità di certi legami, concordo pienamente. Quanto alla tempesta io resto vigile, troppe volte mi sono rilassato pensando di aver raggiunto uno stato di benessere costante per poi ritrovarmi di lì a poco svuotato di ogni energia, dunque cerco di usarle con criterio, le energie, e per il resto mi rifaccio all’antico detto latino “si vis pacem para bellum”; non nel senso che dormo con uno spadone sotto il cuscino (quello ce l’ho appeso al muro, ah ah) ma valuto con maniacalità certosina ogni possibile spiffero di vento contrario, preparandomi a immediate contromisure. Per il resto, che posso dire: fin qui tutto bene, sembrerebbe. Non ho mai affrontato, prima, un arco narrativo così lungo, organico e articolato, e siam solo a un terzo di un cammino che per ora si dimostra corroborante e privo di asperità. Forse è davvero giunto il tempo propizio della fertilità non più fine a se stessa e, quindi, del raccolto (o del racconto, per restare in tema). Come direbbe il Re, il grande buon vecchio Stephen King, dunque: vita alle messi!
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Caterina Milanesio ha detto:
L’esperienza insegna, come pure insegnano gli errori. Mai ripeterli! Quindi fai bene a restare vigile e attento ad ogni minimo cambiamento del vento, per arrivare in tempo a raddrizzare le vele e a non uscire dalla giusta rotta! E poi…”Vita alle messi!”
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