Tifare è un dovere di tutti, riuscirci è un onore di pochi.
Sta scritto sulle nostre sciarpe, ma chissà com’è che proprio ieri sera mi sia venuto il dubbio che qualcuno non abbia capito il significato, nè lo spirito, di questa frase.
Ma non eravamo noi quelli “mai schiavi del risultato”, quelli che “chi tifa Roma non perde mai”?
Quelli che, solo quattro giorni fa contro la Fiorentina, esponevano in Curva Sud uno striscione che ineggiava a Luis Enrique, “uomo vero in un mondo di falsi”, incitandolo ad andare avanti così, con le proprie convinzioni e il proprio lavoro?
E invece siamo arrivati, alfine, e di nuovo, ai giocatori chiamati sotto la curva per prendersi la ramanzina di qualche esagitato, come se la curva fosse un tribunale popolare deputato ad emanare sentenze sportive per direttissima.
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