Tag

, , , , ,

(Riassunto delle puntate precedenti: Bill è tornato a Roma e ripercorre ancora una volta i propri passi per le vie della Città Eterna).

Esattamente trent’anni fa, circa a quest’ora, mettevo piede a Roma per la prima volta.

Nella carrellata di foto qui sopra, una sequenza delle prime cose che vidi appena fuori dalla Termini. Forse qualche dettaglio nel frattempo è cambiato, ma l’insieme no, quello è rimasto il medesimo.

A destra, un antico muro che andava portato in salvo ed è rimasto qui, a fiancheggiare a dritta l’atrio della stazione. Lassù in alto, come bonus di benvenuto, la statua di un Cristo dorato che parrebbe pacchiana ma non lo è: nella Roma antica, ricca di templi, monumenti, colonne e statue coloratissime di dei e condottieri, non avrebbe stonato affatto, come pure nella Roma di oggi. Non mi è mai parsa fuori posto, nonostante – come ben sai – le mie riserve in campo fideistico moderno.

Niente di troppo speciale, a un primo sguardo; ma quello spazio aperto, delimitato su due lati da palazzi eleganti e, sullo sfondo, da un complesso monumentale che si sarebbe rivelato ciò che resta delle terme di Diocleziano, mi parve subito accogliente. Avrei familiarizzato ben presto con i nomi delle vie e dei palazzi, a destra via Marsala, a sinistra via Giolitti, in mezzo a cui si apre l’imbocco di via Cavour che conduce fino a largo Corrado Ricci, circa a metà altezza di via dei Fori Imperiali. Di fronte a me, piazza dei Cinquecento.
In fondo, sulla sinistra, palazzo Massimo alle Terme, che contiene una collezione di busti, ritratti e statue romane che è d’obbligo visitare almeno una volta nella vita e dove, peraltro, io non mi stancherò mai di rimirare quei volti scolpiti nel marmo; vecchi di dumila anni eppure così semplicemente attuali, allo stesso modo in cui non ne avrò mai abbastanza di riempirmi gli occhi e il cuore di questa città eterna.

Ma di tutto ciò, quel giorno di trent’anni fa, circa a quest’ora, non sapevo nulla; non conoscevo i nomi, i dettagli. Non ebbe alcuna importanza. Il solo nome che mi venne in mente, a quel primo sguardo, fu casa.

Sotto il cielo di Roma, pur coperto di nubi, mi sentii a casa fin dal primo istante. Una casa che non sapevo di avere, ma al cui cospetto fu come se vi fossi finalmente giunto dopo una vita trascorsa altrove. Così è da allora. Ogni volta. Ed è una gioia pura, immediata, semplice: tanto primordiale e perfetta da non potersi spiegare, la si può solo vivere e godere e respirare fino in fondo. Ogni volta.

Per questo motivo, ci tenevo davvero tanto a essere proprio qui, proprio oggi.
Ad altri cento di questi giorni.

(segue)


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Foto by Dario Angelo © 2024

Largo Corrado Ricci, uno sguardo sull’eternità.

Palazzo Massimo alle Terme, le cui collezioni meritano una visita almeno una volta nella vita. Credetemi sulla parola. Anzi, no, andate a sinceratevi voi stessi.

Stazione Termini, punto di approdo di millemila viaggiatori più uno, di ritorno a casa.

Terme di Diocleziano, una parte delle quali è stata trasformata nella certosa di Santa Maria degli Angeli, affacciata su piazza della Repubblica.

“Un antico muro che andava portato in salvo” fa il verso a “quell’antico vaso andava portato in salvo”, tormentone di una celebre quanto insensata pubblicità di un famoso amaro.