Tag

, , , , , , , , , ,

La mésange charbonnière di Serena de Gier, acrilico su tela 2013

(Riassunto delle puntate precedenti: prima una lunga notte, poi, finalmente, luce sole e amore. E colori. Tanti.)

Francesca a quel tempo lavorava in un gradevole locale pubblico, e io avevo fatto di quel locale una sorta di seconda casa. Pressoché ogni mattina mi destavo pensando che, di lì a poco, mi sarei trovato di fronte al suo sorriso, per un buongiorno gradito quant’altri mai.

A dire il vero di sorrisi femminili, lì per lì, ne ottenevo parecchi più del solito.
Si vede che l’allenamento costante pagava, non saprei, oppure era merito del mio ritrovato atteggiamento sicuro di me, a tratti un po’ spavaldo, da teatrante, ma sempre condito di un vocabolario appropriato e fluente (oltre a quel pizzico di modestia che non guasta mai, of course).
Fatto sta che ci fu una settimana, in quella fortunata stagione, in cui andai a ben quattro appuntamenti, ciascuno con una donna diversa. In una sola settimana.
Tutti primi appuntamenti, precisiamo, e io sono un gentiluomo; indi per cui, levati pure quel ghigno sarcastico che già mi immagino ti stia spuntando sotto i baffi, vecchio marpione.

Francesca però, fra tutte, aveva qualcosa di speciale.
Donna di grande fascino e di svariati interessi culturali, coglievo in lei affinità intriganti che mi portarono a esporle in maniera chiara e diretta la mia predilezione.
Lei non fu sorpresa e nemmeno mi concesse facili sogni a occhi aperti. “Vedremo” mi rispose.
Un’apertura di credito in stile diplomatico, appena sufficiente a tenere accesa la fiammella di un’opzione. Ma mi bastava. In passato ho cavalcato draghi per molto meno. Non vedevo l’ora di guadagnarmi il successivo livello di approvazione.

Insomma, dieci anni fa, proprio in questi giorni, non avevo una relazione né un’occupazione, ma stavo lavorando su entrambi i fronti con entusiasmo.
Mi era venuta un’idea per un progetto lavorativo, per discutere del quale avevo chiamato a raccolta un nutrito manipolo di persone capaci, incluse Lisa , che te lo dico a fare..
Dopo essermi lasciato alle spalle tanta e persistente sofferenza, a quel punto mi sentivo come benedetto.
Ogni nuovo giorno, al mio risveglio, mi sorrideva con la grazia luminosa di una cinciallegra.
Felicità pura e semplice.

Poi arrivò un giorno che, invece di sorridermi, si abbatté con la grazia fragorosa di un doppio maglio perforante. Ma che dico, di una bomba a grappolo.
No, più preciso.
Di una mina Claymore. Che esplose in faccia a mi madre, devastandola, con schegge che volarono ovunque senza risparmiare nessuno, in quella casa.
La nostra casa.

(segue)


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Serena de Gier

e poi

Bomba a grappolo, ordigno bellico multiplo aviotrasportato, del genere ndo cojo, cojo.

Cinciallegra, passeriforme dal piumaggio luminoso.

Maglio perforante (semplice o doppio), spettacolare arma di Goldrake che per fortuna è solo un personaggio di fantasia, dunque ce lo possiamo godere senza turbamenti o retropensieri.

Mina Claymore, ordigno antiuomo dalla forma piatta e concava, simile a una fiaschetta di whishy allargata, resa celebre in film e serie TV; in cui l’inquadratura non manca mai di riprendere la scritta “front toward enemy” (“fronte verso il nemico”) posta sulla faccia anteriore, giusto perché uno non si sbagli nel piazzarla. Un articolo che, se rimanesse confinato in un immaginario narrativo, sarebbe innocuo come il maglio perforante di cui sopra. Peccato che di fiaschette del genere se ne costruiscano e se ne piazzino ovunque, nel mondo, e poiché contengono sfere metalliche destinate a schizzare verso il malcapitato che si trovi entro il raggio di esplosione, preferisco non immaginare l’effetto che possa fare su un corpo umano. Mi piace però pensare che, se Dante Alighieri vivesse al giorno d’oggi, riserverebbe un girone dell’Inferno ai costruttori, ai venditori e agli utilizzatori di questi oggetti. Avete presente quei dannati che, nella Divina Commedia, vengono continuamente straziati, poi si ricompongono solo per venire straziati di nuovo, per l’eternità? Ecco, una cosa del genere. La versione Claymore di un tale contrappasso. I tizi camminano lungo un cornicione disseminato di queste mine, un passo e bum: si rigenerano, si rialzano, un altro passo e bum. Per l’eternità. Il che certo non riporterebbe in vita né restituirebbe un corpo sano alle vittime di tali ordigni, ma darebbe loro almeno un po’ di giustizia. Perché va bene che la guera è guera e quanno te tocca de combatterla devi purtroppo adottare ogni mezzo efficace per difenderti e contrattaccare; ma c’è un limite a tutto, e la barbarie insita in uno strumento offensivo di questo tipo, per quanto mi riguarda, lo supera abbondantemente. #stopmines ICBL

September morn, famoso brano di Neal Diamond.