Curva Sud, coreografia per il derby d’andata 2013/14 (qui la fonte)

(Riassunto della puntata precedente: storie che ti devo raccontare, mio caro Dave. É alfine giunto il momento.)

A distanza di poche settimane e mesi l’uno dall’altro cadranno ben tre anniversari di quelli tondi; di fatti, o situazioni, della sostanza che sconvolge i paradigmi. O, per dirla in parole povere, del genere che, dopo, si può ben affermare che il mondo – inteso come il proprio universo privato – non sia stato più lo stesso. Eventi di cui viene spontaneo celebrare o, in qualche modo, sottolineare la ricorrenza.
È l’occasione cui ti accennavo prima, quella per farmi perdonare.
Se non ora, quando? (Hey, another quote, you scored an hat-trick!)

Il primo anniversario tondo è cosa di questi giorni e riguarda un evento drammatico. Su cui non ci sarebbe da soffermarsi troppo se non per il fatto che, anche nella sofferenza altrui e di riflesso nella propria, si trovano a volte risvolti inaspettati che vale la pena vivere e dei quali è confortante conservare il ricordo. Come diceva un grande personaggio, c’è il dolore inutile e poi c’è quello che non lo è e che qualcosa di buono ti restituisce o ti ispira.
(Sto parafrasando, I know, e Frank Underwood non è certo stato un esempio per i giovani; però era magnifico, un fantastico figlio di puttana come ne sono stati scritti e interpretati pochi. Un vero peccato che sia finita com’è finita, ma non divaghiamo.)

Il secondo anniversario invece è di un avvenimento bellissimo che non ha alcun rovescio della medaglia. Pura gioia e meraviglia, fin dal primo istante. Così è sempre stato e cosi continua a essere, in un costante rinnovarsi e ritrovarsi e non dirsi mai addio ma solo arrivederci, come con il sole, la luna o le stelle.
O le primavere.

Anche il terzo è bellissim… Oddio, a dirla tutta un certo dramma c’è anche lì, ma niente in confronto a quanto sopra e, specialmente, di quel genere di dramma che alimenta l’amore e l’orgoglio. They took our prize, they could not take our pride. Nor our love. (Bono perdonami.)

Ebbene mettiti comodo, mio vecchio amico. Andiamo a incominciare.

Sempre tuo

Bill


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Bono, al secolo Paul David Hewson, cantante e attivista irlandese nonché voce e frontman degli U2, è l’autore del celeberrimo verso “Free at last, they took your life / They could not take your pride” che compare nel celeberrimo brano Pride (In The Name of Love), dedicato alla vita e alla morte di Martin Luther King. Pare superfluo sottolineare per quale motivo l’autore si sia sentito in dovere, qui, per questa appropriazione indebita, di invocare il perdono del proprio Vate.

Frank Underwood è un personaggio immaginario, in veste di politico e futuro presidente degli Stati Uniti d’America, magnificamente interpretato da Kevin Spacey nella serie HBO House of Cards, un grande successo di critica e di pubblico. Il commento si riferisce a una frase recitata dal personaggio in chiusura della prima puntata, e alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Spacey sull’onda del #metoo, causandogli l’estromissione dalla serie e stroncandogli la carriera. Da allora tutte le accuse mossegli sono cadute o sono state giudicate insussistenti nelle aule di tribunale statunitensi e britanniche, nelle quali Spacey è entrato come imputato uscendone finora sempre prosciolto. Nonostante ciò il mondo dello spettacolo continua a tenerlo a distanza, e non sappiamo quando l’ombra del sospetto si dissolverà e torneremo ad ammirarne la sconfinata bravura sullo schermo, in qualche nuova produzione. Il “finora” è d’obbligo non perché vi siano ancora a suo carico dei procedimenti aperti (non ve ne sono, che si abbia notizia certa), ma perché non è dato sapere quale altro carneade spunterà fuori prima o poi a rivendicare il proprio quarto d’ora di celebrità e, ça va sans dire, a cercare di spillare ingenti somme risarcitorie a una star di Hollywood; che fin qui è stata riconosciuta colpevole, soltanto, di atteggiamenti poco professionali e di creare dietro le quinte un clima di lavoro sgradevole. Il “soltanto” non vuole essere assolutorio, ma è discriminante ai fini della presunta colpevolezza dell’aver commesso uno o più reati di molestie o abusi sessuali; cose per le quali chi sia giudicato colpevole è giusto che venga denunciato e che paghi, ci mancherebbe, ma diciamo che – come purtroppo spesso accade – certi movimenti sacrosanti, che nascono in condizioni di piena legittimità, sortiscono l’effetto collaterale di risvegliare branchi di mitomani e di sciacalli senza scrupoli. Daje Kevin!

Hat-trick è il modo in cui i britannici chiamano la tripletta, nel calcio (e non solo, ma degli altri sport ci importa meno), ovvero tre goal segnati da uno stesso giocatore in una sola partita. Il commento si riferisce alla terza citazione in un solo post, seppur diviso in due parti. O, per meglio dire, in primo e secondo tempo.

Se non ora, quando? è il titolo di un romanzo di Primo Levi.