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#azioniereazioni, #cocentidelusioni, #indifferenzaenoia, #orabastamenevado, #promessemancate, #umorivolubili


(Riassunto delle puntate precedenti: che grama vita che vita grama, ero stanco ero stufo, innamorato può darsi, irrisolto di sicuro).
A dire il vero, tutte le caratteristiche del mio personaggio visto da fuori, il bravo ragazzo serio studioso ecc., erano apprezzabili; non c’era niente di male in nessuna di esse. Solo che non erano sufficienti a rappresentarmi né a dire chi fossi e cosa avessi in animo. Mi sentivo ingabbiato, mi sentivo irrequieto a disagio, ma non sapevo come uscire dall’impasse e far emergere un me stesso più autentico.
L’occasione, anche stavolta in modo del tutto involontario, me la diede lei, Anna.
Premesso che l’amabile fanciulla si dimostrava di umore e interessi volubili né più né meno di qualunque altra teenager – e che io, invece, per riassumere la faccenda come da coscienza di Zerocalcare, troppo spesso mi dimostravo un coglione -, vi furono, come già accennato, altre situazioni in cui un suo repentino cambio di atteggiamento mi fece uscire dai gangheri.
Una di esse si verificò durante le vacanze natalizie di fine ’93 inizio ’94.
Avevo iniziato il nuovo anno con i consueti malumori dovuti alle mie fonti di stress, dalle meschinità del Demone Biondo agli scontri verbali con i miei. La mia voglia di evadere era ai livelli di guardia.
Il 2 di gennaio, una domenica, si era giocato un Torino-Roma e io ero stato sul punto di saltare in macchina e andarmene al Delle Alpi, da solo, a vedere la partita; per cambiare aria, distrarmi e lasciarmi alle spalle quel limbo di pessimismo e fastidio almeno per una mezza giornata. Solo che poi, vai a sapere perché, desistetti. Si vede che non ero ancora irrequieto a sufficienza.
In quei giorni, a mitigare il quadro, avevo se non altro la prospettiva di una serata con Anna: un vero appuntamento, che lei aveva accettato con entusiasmo. I suoi pure, a quanto mi era stato riferito.
Il giorno convenuto, al mattino, le telefonai per confermare l’orario in cui più tardi sarei passato a prenderla. Al che la giovine si sottrasse con una scusa appena abbozzata e, soprattutto, un tono di indifferenza mista a noia che mi raggelò.
Dapprima accusai il colpo, abbacchiato. Dopo un paio d’ore subentrò la sacrosanta incazzatura, e con essa la reazione che tutti stavamo aspettando (tutti chi? Boh, suonava bene). Non me ne sarei rimasto a casa per un altro weekend, a macerarmi per l’ennesimo malumore e a consumare i miei ultimi giorni di vacanza inutilmente, per poi di lì a poco rientrare al lavoro sotto le grinfie del cerbero. Giammai.
Avrei invece fatto qualcosa che, per quei tempi e per come avevo sempre vissuto, avrebbe rappresentato una svolta notevole, pur se fugace.
Il giorno del gran rifiuto era un venerdì, il 7 di gennaio, subito dopo l’Epifania. Attesi il pomeriggio, mi recai in un’agenzia di viaggi, chiesi di cercarmi un albergo e lo prenotai per due notti. Tornato a casa, iniziai a preparare il bagaglio. Il mattino dopo, sabato, invece che in auto saltai su un treno, da solo, per andare allo stadio a veder giocare la Roma.
In casa.
A Roma.
(segue)
CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:
Anna | Il Demone Biondo | Roma (associazione sportiva), daje sempre | Roma (città metropolitana)
e poi
Stadio delle Alpi di Torino, ai tempi si passava spesso da quelle parti.
Torino-Roma del 02 gennaio 1993.
Zerocalcare, al secolo Michele Rech, noto fumettista romano e romanista (e come te sbaji, li mejo so daa Roma, daje sempre Calcà), nelle sue opere dà voce alla propria coscienza esternalizzandola nelle sembianze di un enorme armadillo antropomorfo. La trasposizione animata dei personaggi e delle storie del nostro vedono l’altrettanto noto attore romano Valerio Mastandrea (altro core giallorosso, daje sempre Valè) prestare la propria voce icastica al suddetto armadillo. Neanche a farlo apposta, pure la definizione di “cintura nera di come si schiva la vita”, citata nel frame sopra riportato, si adatta benissimo alle circostanze narrate.
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