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(Riassunto della puntata precedente: da Cuneo a Torino e oltre, con la Roma in fondo al cuor).

Precisiamo: io sono cuneese.
É pur vero che, abitando a Bra, mi trovo in posizione eccentrica rispetto alla Provincia Granda, nonché equidistante da Cuneo come da Torino. Ma io sono cuneese, non v’è alcun dubbio.

Non solo in quanto a Cuneo sono nato e ho vissuto per un anno svolgendo il servizio militare, cosa che dicono faccia di me un uomo di mondo. Ma perché a Cuneo mi sento a casa, mi gratifica trovarmici, mi conforta, mi allieta. Provo una corrispondenza di amorosi sensi tale quanto solo in un altro luogo, ben più grande e famoso, che abbia fin qui conosciuto (chissà quale, ve’?).

Sono nato peraltro al cospetto di una montagna con una duplice vetta, cosa che, secondo una leggenda, parrebbe dovuta a un intervento demoniaco, mentre a me suggerisce l’idea di come ogni aspetto dell’esperienza umana abbia sempre almeno due facce e non ci si debba fermare, dunque, alla prima impressione. Avvicinandomi in auto alla mia città natale riscopro sempre con piacere l’approssimarsi di questo monte, il cui profilo frontale, dalla direzione in cui giungo a esso, mi ricorda il garrese di un drago addormentato (ho molta immaginazione, I know, ma di certo tu di me questo già lo sapevi).

Torino invece, parlandone ora come ne avrei parlato qualche mese fa – a fine settembre, appunto – è parecchio al di fuori dei miei confini affettivi.
Torino è terra straniera, zona di passaggio, una città con cui ho un rapporto irrisolto e diffidente. Il massimo che posso aspettarmi da Torino, quando mi capita di andarci, è una cordiale e reciproca sopportazione.
Ho care amiche e amici che la adorano e la trovano bellissima, affascinante, addirittura accogliente. Io osservo le espressioni beate sui loro volti mentre pensano a quei luoghi, ascolto le loro parole al miele, e rimango perplesso.
Da un lato, sono consapevole del retaggio oscuro che alcuni ricordi giovanili continuano a proiettare sulla mia visione della città, minando la questione alla base.
A diciott’anni, arrivando col treno per sostenere i tre giorni della visita di leva, e trovandomi nella circostanza vieppiù frastornato dai postumi di una polmonite non del tutto superata, vidi per la prima volta le schiere di palazzi otto-novecenteschi che costeggiano il lato nord della stazione di Porta Nuova.
A qualcuno forse già allora sarebbero potuti sembrare testimoni di quell’eleganza austera e contenuta che si dice nobiliti la città. A me parvero solo molto tristi.
Mi trasmisero un senso di sconfinato grigiore e pesantezza, un senso di alienazione che avrei ritrovato qualche anno dopo in un’altra zona di Torino, pur celebrata da molti: la prospettiva di via Po in direzione di piazza Vittorio Veneto, che percorsi molte volte per vari giorni a settimana, nell’arco di una breve e dimenticabile esperienza universitaria.

(Con ciò non sto affermando che, in senso generale, Cuneo sia meglio di Torino. Lo è per me. Cuneo è casa, sole e amore, con Torino al più ci saluta con cordialità. E solo nei giorni migliori).

(segue)


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Le immagini proposte sono tutti scorci di Cuneo fotografati da me medesimo nell’agosto del 2017, fra corso Nizza, piazza Galimberti, via Roma e viale degli Angeli. Perché Cuneo ce sa fà.

Bra, patria di Slow Food, di noti formaggi e di un particolare tipo di salsiccia, nonché sede di importanti rassegne gastronomiche e non dall’ampio respiro internazionale. É ormai anche una città universitaria, data la prossimità con l’ateneo di Pollenzo.

“Cuneo regna” è un chiaro omaggio al bravissimo Zerocalcare e a Rebibbia regna, uno dei suoi tormentoni più famosi. Zerocalcare che, peraltro, è n’artro romanista convinto. Li mejo artisti so tutti daa Roma, ahò, nun poesse un caso.

La Bisalta, saggezza fatta montagna.

Provincia Granda, che poi sarebbe quella de Cuneo, modestamente.

Roma, città metropolitana. Che è sempre lì come a dirmi torna, sta città aspetta a te.

Torino, grande città del nord Italia. Sotto il suo cielo avverto spesso una qual sorta di diffidenza reciproca.

Torino Porta Nuova, stazione ferroviaria. Luogo di approdo e di transito che mi è ben noto.

Via Po e piazza Vittorio Veneto, a Torino. Non mi dicono granché.