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Oggi è il 5 maggio 2021. Ovvero, il bicentenario della dipartita di Napoleone Bonaparte, spentosi in esilio sulla remota isola di Sant’Elena sperduta nell’Atlantico centro-meridionale.
Il cinque maggio è anche il titolo di una famosa ode di Alessandro Manzoni, che intere generazioni di scolari incluso il sottoscritto hanno mandato a memoria fin dalle elementari, chissà se oggi si usa ancora (sia studiare quest’opera che mandare a memoria delle poesie):
Ei fu.
Siccome immobile, dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore orba di tanto spiro […]
Così comincia il Manzoni, con un’affermazione celeberrima (“Ei fu.”), per continuare dopo altri versi con una domanda altrettanto celebre se non di più, tuttora di uso comune:
Fu vera gloria?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Considerata la fama globale e imperitura di un tale personaggio, che attraversa i secoli senza temere ridimensionamento alcuno, mi sento di dire che finora i posteri non si siano nemmeno posti quella che in effetti si è rivelata la più classica delle domande retoriche.
Bene. Affrontata la questione odierna, ora facciamo un passo indietro.
E vediamo un altro po’ di coincidenze e cose notevoli, in ordine sparso.
Ieri era il 4 maggio. In inglese, may the 4th, che si pronuncia quasi come may the force, a cui qualunque fan di Star Wars (o – come si diceva quand’ero bambino e mi facevano studiare a memoria le poesie del Manzoni, ‘tacci loro – Guerre Stellari) in automatico aggiunge mentalmente “be with you”.
May the force be with you, che la Forza sia con te, Luke.
Una ricorrenza da geek, insomma, al tempo stesso patrimonio culturale abbastanza trasversale rispetto alle generazioni e a tutte le persone che pur negli ultimi 45 anni non abbiano mai visto nemmeno un film della saga e ignorino chi siano Darth Vader e Yoda, ma che di certo almeno una volta nella vita avranno sentito questa esortazione, roba che Manzoni a George Lucas je spiccia casa. Considerate le premesse da cui era partito il primo film (budget limitato, autori perlopiù sconosciuti ed effetti speciali fatti in casa con grande creatività ma pochi mezzi), se non è vera gloria questa, quale mai potrà esserlo.

Il 4 maggio poi è anche, purtroppo, la data di una ricorrenza dolorosa, sia in senso umano che sportivo, che per un giorno accomuna nel ricordo le tifoserie più contrapposte. Credo che questa immagine valga più di mille parole, anche perché la maglia bianconera che abbraccia idealmente la numero 8 di Ezio Loik è quella di Gaetano Scirea, altro campione scomparso prematuramente in circostanze tragiche
E qui su questo punto mi fermo, perché la commozione inizia a farsi sentire.

Ieri poi, verso metà pomeriggio, restando in tema di calcio ma su note più liete quanto sorprendenti, la Roma mi manda una newsletter che mai avrei pensato di ricevere. Il testo recitava così:
JOSÉ MOURINHO SARÀ IL NUOVO RESPONSABILE TECNICO DELLA PRIMA SQUADRA
“Siamo lieti ed emozionati di dare il benvenuto a José Mourinho nella famiglia dell’AS Roma”, hanno dichiarato il presidente Dan Friedkin e il vicepresidente Ryan Friedkin.
“Ringrazio la famiglia Friedkin per avermi scelto a guidare questo grande Club e per avermi reso parte della loro visione”, ha dichiarato Mourinho.
E l’immagine di apertura era questa:

Quel ditino alzato mi ha subito fatto venire in mente il celebre ritratto di Napoleone di cui sopra.
E passata la sorpresa iniziale (ma che davero?) ho cominciato a fare alcune considerazioni.
Non c’è dubbio che dal punto di vista mediatico quest’annuncio, del tutto inaspettato e spiazzante per la maggior parte dei cronisti e del pubblico sportivo, sia stato un grandissimo colpo, orchestrato sottotraccia e in lasso di tempo ridotto, dal momento che il celebre condottiero di Setúbal fino a due settimane fa era ancora sulla panchina del Tottenham. Se occorreva una scelta forte per entusiasmare i tifosi della Roma e far dimenticare quasi di colpo il crollo verticale delle ultime settimane e quel disarmante senso di disfatta e di impotenza perfino quasi a giocarsela sul campo, figuriamoci rispetto al raggiungere qualche obiettivo, l’obiettivo è stato centrato. Pare quasi un guanto di sfida alle altre squadre, un modo per dire che qua si fa sul serio, a ulteriore testimonianza che la nuova proprietà texana sappia badare al sodo e far parlare di sé per i motivi giusti ben più di quanto facesse la cordata bostoniana, a cui comunque vanno riconosciuti non pochi e indubbi meriti.
Certo, leggere Mourinho che scrive sui social “Daje Roma” e immaginarlo sulla panchina della mia squadra del cuore, lui, il personaggio e l’avversario più odioso degli ultimi vent’anni di scena calcistica, mi fa un certo effetto, nonostante capisca benissimo perché i tifosi dell’Inter lo amassero e lo amino ancora oggi. Di sicuro, se c’è qualcuno capace di attirare su di sé tutte le voci, sussurri e grida del famigerato ambiente romano, tenendone al riparo i giocatori, questo è lui. Insomma, al di là dell’antipatia personale, l’avere un tale satanasso dalla nostra parte è una cosa che non può fare a meno di intrigarmi.
Però.
Però, allo stesso tempo non può fare a meno di insospettirmi che, per essere l’allenatore più vincente degli ultimi vent’anni (o almeno così dicono, non sono andato a controllare), negli ultimi dieci Mourinho abbia vinto meno della metà di quanto abbia fatto nei dieci anni precedenti, e le sue ultime tre esperienze, tutte su panchine di alto livello internazionale, si siano concluse con una risoluzione consensuale e due esoneri consecutivi.
Più che uno Special One, ora come ora Mou mi pare quasi uno Special Once Upon A Time1. Non credo di scrivere un’eresia se oso paragonarne la parabola a quella, ben più storicamente importante, del succitato Bonaparte.
D’accordo, proprio per questo la sua voglia di rivalsa potrebbe essere un’ottima cosa, e del resto tutti o quasi i giocatori che ha allenato lo adorano2 e ci sarà pure un motivo. Ma prima di esultare e farmi entusiasmare troppo mi riservo di vedere come sarà e come giocherà la Roma con lui in panchina, e se davvero saprà far meglio di chi lo ha preceduto. Se sarà vera gloria lo vedremo. Naturalmente me lo auguro, visto che stiamo parlando del prossimo allenatore della Roma e ci mancherebbe che non gli augurassi ogni fortuna e vittorie e trionfi da non potersi contare. Ma per noi, si capisce, mica per lui.
Se poi sarà stato capace di farsi apprezzare davvero, non mancherò di riconoscerglielo. Per il momento mi mantengo prudente e rimango in attesa di vedere che succederà.
Nel frattempo, c’è ancora una semifinale di ritorno di Europa League e un campionato da portare a termine in modo almeno dignitoso. E un bravo allenatore e una persona per bene che ha senza dubbio raccolto meno di quanto meritasse e noi insieme a lui, ma che mi sento di ringraziare per ciò che ha fatto e ha provato a fare e a cui auguro il meglio per il proprio futuro.
Quale fra questi due tecnici portoghesi saprà raccogliere maggior gloria nei prossimi due o tre anni? Ai posteri l’ardua sentenza.
E in ogni caso, sempre forza Roma!
1 “C’era una volta”.
2 Anche se voci autorevoli che leggo in queste ore mi informano che negli ultimi tempi le cose paiono un po’ cambiate pure sotto questo aspetto. Ahi ahi. Staremo a vedere.
Pingback: Sarà vera gloria? | Julian Vlad
mi diverte l’accostamento tra sacro e profano, Napoleone e Mourinho, lui, M., ne sarebbe orgoglioso. 🙂
quanto a Napoleone l’importante è non giudicarlo col metro di oggi con accuse ridicole di militarista e antidemocratico.
ml
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Concordo su entrambi i punti 🙂
Grazie della visita, e buona domenica!
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Purtroppo non m’intendo di calcio e non so se Mourinho potrebbe essere contento di essere paragonato a Napoleone. So piuttosto che, in questi ultimi anni, a scuola si studiano ben poche poesie e, soprattutto, nessuna lunga come quella da te elencata. Ai miei tempi ne avevo studiate un bel po’ di queste poesie lunghissime, ma la moda è passata. In quanto a Mourinho, non ci resta che stare a vedere come si comporterà!
https://viracconto1.blogspot.com
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Conoscendo il personaggio, credo che a Mourinho il paragone non dispiacerebbe affatto, anzi, ne sarebbe orgoglioso e farebbe di tutto per conquistarsi miglior sorte di quell’altro in modo da potersi dire il vero Napoleone moderno 😀
“Il cinque maggio” non solo l’avevo studiata tutta a memoria ma l’avevo pure portata (e recitata, anche se solo in parte) all’esame di quinta elementare, altra moda che è passata in cavalleria ormai da qualche anno. La mia speranza per le prossime stagioni è che il tecnico portoghese invece dimostri di non essere ancora trapassato, sportivamente parlando 😉
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