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Foto © Taverna Trilussa, Roma
Una delle domande che mi viene posta più spesso, circa le mie frequentazioni romane, è un consiglio su dove andare a mangiare. Richiesta non solo legittima ma anche ben indirizzata, poiché è noto che io sia una buona forchetta.
Di suggerimenti ne avrei più d’uno, ma il primo che mi viene in mente è sempre il medesimo: Taverna Trilussa a Trastevere, in via del Politeama, a breve distanza da piazza Trilussa così come da piazza Gioachino Belli.
A giudicare dalla galleria di personaggi celebri che fanno bella mostra di sé sul sito del locale, di cui la foto qui sopra è solo un piccolo esempio (scelto in modo del tutto casuale, of course), potreste essere indotti a pensare che si tratti di un luogo esclusivo. Ma non è così. E’ Roma che è ben frequentata, e va da sé che i posti migliori attraggano una clientela di ottimo livello. Farne parte è sia un privilegio che un’opportunità aperta a tutti.
Particolari e piacevoli ricordi mi legano a questo luogo: la sua scoperta, ormai molti anni fa, ha coinciso con la mia prima volta a Trastevere, e da allora il piacere di gustare un pranzo o una cena da Trilussa si conferma sempre un’esperienza di qualità eccellente.
Ma partiamo dall’inizio. Fu nell’aprile del 2001 che venni invitato per la prima volta in questo locale da una coppia di amici. O meglio, lei era ed è ancora una mia cara amica, lui all’epoca era il di lei fidanzato e si trovava a Roma per lavoro.
Piemontese di Torino e ottimo anfitrione, era anche un cliente abituale e credo sia stato per quello che venimmo presto raggiunti al tavolo da uno dei titolari in persona, Maurizio, proprio il simpatico giovanotto che compare nella foto qui sopra a fianco di un ancor più giovane De Rossi in versione pre-hipster (foto che a giudicare dal look del mio attuale capitano credo si possa far risalire al 2006, ma non divaghiamo). Il ragazzo della mia amica ci tenne a presentarmi come un suo conterraneo, però di Cuneo – cosa che io stesso non manco mai di sottolineare, perché ci tengo – e soprattutto, a differenza sua, non juventino bensì romanista, ovvero una specie di bestia rara.
Io per mio conto non ero certo in incognito, sfoggiavo con orgoglio una spilletta giallorossa sul bavero della giacca, e a quella “rivelazione”, al cospetto di un autentico trasteverino¹, mi sarei accontentato di un sorriso o magari una stretta di mano. Lui invece, Maurizio, mi guardò fisso per qualche istante dall’alto in basso, come se cercasse di inquadrarmi. Poi proruppe in siffatte testuali parole: – Anvedi sto fijo de ‘na mignotta longobarda che tifa p’aa Maggica, ahò! Buon appetito!
Dopodiché si allontanò agile e disinvolto, fra la sorpresa e le risate generali del nostro piccolo gruppo.
Quello fu il mio benvenuto a Trastevere. Lo ricordo ancora oggi con affetto. 😀
Un’affermazione fra l’altro anche filologicamente corretta, pur nella sua coloritura. Non del dare della mignotta a mia madre, sia chiaro, era un modo di dire bonario. Ma nel definirla longobarda, che lei in effetti è originaria di Bra², comune della provincia di Cuneo il cui nome deriva da “braida”, termine longobardo che in base alle mie reminiscenze scolastiche significa pressapoco “vasto podere”³. Trecento chilometri più a est, tanto per citare un luogo famoso, l’Arena di Verona sorge in una piazza con lo stesso toponimo, di identica etimologia: piazza Bra.
Si può dunque dire che alla cultura popolare romana non sfugga proprio niente: ne sa sempre una più del diavolo!
Da quella primavera del 2001 ho avuto modo non solo di tornare altre volte, ma di far conoscere il locale a diversi amici, sicuro in partenza di fare bella figura, e contento, dopo, di constatare la loro piena soddisfazione.
L’interno si presenta accogliente, familiare, ricco di umanità e di dettagli, dalle citazioni alle pareti agli spunti fotografici, e con una propria eleganza confortevole, alla mano. La cucina è gustosa e abbondante, figuratevi che i primi vengono serviti in padella, appoggiata sul tavolo in mezzo ai commensali perché vi si servano a piacimento. Qualunque piatto scegliate fra le proposte del variegato menu siete sicuri di non sbagliare, ma giusto per farvi venire l’acquolina vi suggerisco i miei preferiti: mozzarelline in carrozza, tonnarelli cacio e pepe, straccetti di filetto al vino bianco e rosmarino con contorno di puntarelle.
Alcuni dei miei amici hanno provato la coda alla vaccinara e se ne sono innamorati, al punto da non voler più venire via. Risultava peraltro difficile trascinarli fuori di peso, dopo aver tutti quanti debitamente innaffiato una cena pantagruelica con dell’ottimo vino.
L’unico dettaglio che potrà forse trattenervi dall’entrare in questo locale e provare l’esperienza di cui vi ho raccontato, se ancora non la conoscete, sono i prezzi, non esattamente “turistici”. Ma a mio giudizio, e degli amici che ho portato a mangiare da queste parti, il prezzo di ogni portata è non solo onesto ma adeguato alla qualità offerta. Soldi ben spesi, come si suol dire.
Dunque, se capitate in zona, non vi rimane che farci un salto. E sappiatemi poi dire se avevo o no ragione!
___________________
¹ E’ risaputo che Trastevere è un quartiere romanista al 100%, dunque ero certo di essere fra amici. 🙂
² Si potrebbe obiettare che lo stesso valga per me, dal momento che vivo a Bra da quasi tutta la vita. Ma io sono nato a Cuneo e vi ho fatto pure il militare, come Totò. Dunque preferisco considerarmi un uomo di mondo, oltre che cittadino romano. 😀
³ O, per essere più precisi, una proprietà con esteso appezzamento di terreno adibito a pascolo (Wikipedia).
L’ha ribloggato su Julian Vlade ha commentato:
La prima volta non si scorda mai.
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La prima volta non si scorda mai ma dipende anche di che cosa parliamo😋.
Se parliamo di ristoranti non economici ma a cui corrisponde una ottima qualità direi che Trilussa per carità non voglio sminuire il tuo ricordo è un ristorante prettamente turistico.. io decisamente preferisco suggerire Fortunato al Pantheon o se proprio si vuole rimanere a Trastevere trovo molto migliore da Sabatini a piazza San Cosimato…
Sherabientot
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Per carità, i gusti, come le esperienze, sono soggettivi. Ciascuno ha la propria Roma ideale. Occorre però intendersi sul non economici: per me, che sono un popolano, significa che se sei disposto a spendere tra i 35 e i 45 euro a testa (ma anche 50, se ne vale la pena) esci immancabilmente dal locale satollo e del tutto soddisfatto sotto ogni profilo, senza alcun rimpianto per il portafoglio più leggero. Non conosco i due ristoranti che suggerisci, ma a giudicare dalle recensioni su TripAdvisor i prezzi parrebbero un po’ elevati, oltre che mediamente non così proporzionati alla qualità offerta. Non per sminuire il tuo consiglio, ma credo che continuerò a indirizzarmi altrove 🙂
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Non seguo i consigli di TripAdvisor o di altri preferisco sperimentare direttamente oppure attraverso il passaparola di persone amiche e in questo caso buongustaie.
Quanto ai prezzi forse è quasi sempre alzano di molto il conto il vino ma per mangiare normalmente e non scofanarsi con €50 ci si rientra.
Infatti non ho suggerito La Pergola dell’Hilton ho il ristorante dell’hotel Flora che sono davvero unici ma che comuni mortali come noi possono permettersi davvero non più di una volta l’anno perché poi per me il gioco non vale più la candela…
Sherabuonagiornata
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Ecco, scofanarsi è il termine esatto, non avrei saputo dirlo meglio. Io per 50 sacchi voglio uscire da un ristorante rotolando e intonando l’inno della Roma 😀
Ne approfitto per togliermi casomai una curiosità: tu che sei torinese d’origine, sei mai stato al Cambio? No, perché un giorno che uscivo dal Museo Egizio e mi ci sono avvicinato giusto per sbirciare, ho notato un listino con un antipasto a 75 euro e un primo a 77, dunque mi domandavo se ti fosse mai capitata l’esperienza, e se sì che cosa ne hai tratto.
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“Del cambio” sì lo conosco e ci sono stata invitata un paio di volte per il mio compleanno dai miei nonni ma sono almeno vent’anni fa ora loro non ci sono più.
Spesso per lavoro e dunque non ho avuto la curiosità personale sono stata sia a roof garden dell’Eden sia alla Pergola dell’Hilton che sono forse i ristoranti più pregiati e carestosi sulla piazza.
L’impressione? Di assoluta ammirazione non solo visiva ma anche di gusto e ti assicuro che le mini porzioni alla fine ti lasciano sazio.
E ti aggiungo che non necessariamente devi fare un pasto da €200 ma è sufficiente gustare un secondo è un calice di buon vino per gratificarsi.
A me oggi poco interessa scofanarmi sono diventata molto selettiva in tutto ma se dovessi andare andare a mangiare una trippa con la mentuccia certamente saprei dove andare e me la gusterei con le stelline negli occhi…
La cucina a certi livelli e non quelli dei molti show televisivi è davvero un’opera d’arte e come tale va considerata…
Sheradilungatassaje
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“Carestiosi” è un termine che non deve sentirsi molto spesso a Roma e dintorni, vedo che non hai dimenticato i bei modi di dire che piacerebbero a Umberto Eco 😉
(**VOCE FUORI CAMPO mod. ON** Spiego per i non piemontesi in ascolto: carestiùs si riferisce a chi pratica prezzi molto elevati, e credo che abbia qualche attinenza con “carestia”, intendendo l’impennata fuori controllo dei prezzi che si verifica quando vengono a scarseggiare i beni di prima necessità, cioè per l’appunto in tempi di carestia; ma è solo una mia supposizione, beninteso **VOCE FUORI CAMPO mod. OFF**)
Neanche a farlo apposta, nel weekend ho avuto modo di spendere il famoso cinquantone per pranzare in due locali diversi, uno del genere di cui scrivi tu, l’altro più verso ciò a cui tendo di solito io, e devo dire che mi sono un po’ ricreduto, perché senza dubbio l’esperienza più gratificante è stata la prima. Penso ne scriverò presto, a meno che non mi passi di mente. Sono sempre pronto a fare nuove scoperte e rivedere i miei giudizi. Anche se mi rimane tuttora difficile immaginare un’esperienza gustativa talmente sublime da “valere” (sia in termini di godimento che di soldoni) dalle 4 alle 6 volte tanto le precedenti che possa aver sperimentato fin qui. Ma senza dubbio è un mio limite. Resta inteso che se mai dovesse capitarci l’occasione per pranzare insieme, il posto lo scegli tu 😉
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Anche mio marito, quando va a Roma per le finali del tennis, si reca a mangiare in quel ristorante. Certo, non ci si può esimere anche dall’ascoltare i consigli di Sherazade, che a Roma ci vive e la conosce come le sue tasche! Io ricordo di essere stata a Trastevere, nel lontano 2004, in compagnia di romani de Roma conosciuti attraverso il blog, ma non ricordo come si chiamasse il locale.
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Mi fa piacere che anche tuo marito conosca e apprezzi questo locale 🙂
Dobbiamo andarci a cena insieme, una volta o l’altra! Anche con la nostra amica Sherazade, of course.
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Purtroppo devo dire qualcosa di poco accetto ma Trastevere soprattutto dal 2004 che ci sei stata ad oggi è molto cambiata e in peggio più di altre parti di Roma.
Il centro storico resiste meglio alle orde scalmanate di turisti ha maggiore sorvegluanza e anche più facilmente collegato.
Le zone di Fontana di Trevi Piazza Navona piazza del Pantheon nascondono ristoranti veraci…
Sherabuonagiornata
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Mio marito mi sta dicendo che lui va anche a mangiare da Felice a Testaccio e nella pizzeria da Ciro, via della Mercede.
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Buono a sapersi! Testaccio è un altro quartiere storico a totale gradazione romanista in cui credo mi sentirei a casa, e le recensioni di Felice paiono molto interessanti. Ti saprò dire, alla prossima occasione utile (spero prima che poi, ma sai come vanno queste cose dalle mie parti, ultimamente).
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Leggo soltanto adesso e mi complimento con tuo marito soprattutto per la scelta di felice al Testaccio.
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Andata, al prossimo giro tutti da Felice ar Testaccio 🙂
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😉🍷🍷🍷🍷🍷🍷
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Bene, chissà che prima o poi non ci si possa veramente incontrare tutti e tre a Roma! Stasera ho rimproverato il marito che va tutti gli anni a Roma a vedere gli internazionali di tennis, che naturalmente si svolgono quando io lavoro, e quindi poi non ci ritorna più con me. Ha promesso che smetterà di andare a vedere il tennis e quindi tornerà a Roma con me per fare i turisti. Prima o poi ce la faremo!
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Daje! 😀
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Una composizione di Fiori giapponesi’ikebana’ sta a un mazzo di fiori come una trattoria a un ristorante stellato o forchettato. ..
Il primo è arte visiva e di gusto, studio compositivo mentre l altro è mangiare, spesso troppo e si spera bene. Chi ha un Botero e chi una stampa. Si vive bene uguale ma…
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Anche io giallorossa! 🙂
Belli questi ricordi.
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Grazie!
Ricordo bene che sei lupacchiotta pure tu, certi dettagli non si dimenticano 🙂
Noantri daa Roma o famo mejo… dove per “o famo” ciascuno può immaginare quel che più gli garba 😀
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